Isolabella

Mazzarò, Taormina

Location

L’Isolabella è un isolotto, anticamente denominato «isola di Santo Stefano», al centro dell’omonima baia delimitata a nord dal capo di Sant’Andrea e a sud da capo Taormina, o di San Leo.

Congiunta alla terraferma da un breve istmo sommerso o emerso a seconda della marea, l’isola, con la baia circostante, rappresenta senza dubbio uno dei paesaggi storici del Mediterraneo più suggestivi e rinomati.

Secondo tradizioni locali, bisognose però di conferme documentali, l’isolotto sarebbe stato donato alla città di Taormina da re Ferdinando di Borbone nel 1806, in occasione della sua visita alla città, e sarebbe stato sistemato a giardino dalla nobildonna inglese Florence Trevelyan.

L’aspetto attuale dell’isola è dovuto, comunque, principalmente ai lavori effettuati dagli ultimi proprietari, gli industriali messinesi Bosurgi, nel secondo dopoguerra.

Essi, infatti, accanto all’edificio già esistente collocato nella parte sommitale dell’isola, hanno realizzato una villa articolata in padiglioni mimetizzati tra le rocce e la lussureggiante vegetazione, e dunque pressoché invisibili dall’esterno; l’isola fu dotata anche di un’ampia piscina, anch’essa ben nascosta tra gli alberi.

Nonostante le manomissioni subite, l’isola conserva ancora l’originaria macchia mediterranea, cui si aggiungono alcune essenze esotiche piantate dagli ultimi proprietari; sull’isola vive una specie endemica di lucertola con il ventre rosso. Il rinvenimento di vari reperti archeologici nell’ambito di ricerche sottomarine è una conferma dell’intensa frequentazione della baia sin da tempi molto antichi; essa ospitava uno degli “scari”, cioè uno dei punti di approdo che costellavano le baie taorminesi e che, collegandosi alla retrostante viabilità storica, ora quasi scomparsa, assicuravano un rapido collegamento con la città, prima della realizzazione, relativamente recente, di strade carrozzabili.

Lo “scaro” situato nella parte settentrionale della baia è indicato, nella cartografia storica del XVIII secolo, come “scaro dei monaci”, forse perché a servizio di qualche monastero taorminese o, più specificamente, dello scomparso monastero di Sant’Andrea che sorgeva sull’adiacente promontorio che ne ha mantenuto il nome.

I dati geologici relativi a quest’area indicano un paesaggio antico diverso con una linea di costa più arretrata rispetto all’attuale, un relativo livello del mare più alto di ca. 2m e l’isola staccata dalla terraferma.