Naumachie

Via Naumachie Taormina

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Sorta su una altura priva di sorgenti la città si dotò nel corso dei secoli di numerosi apprestamenti necessari per lo stoccaggio di un bene prezioso come l’acqua. In età ellenistica, quasi tutte le abitazioni private portate in luce, disponevano di una o più cisterne destinate alla raccolta dell’acqua piovana.

Si tratta in genere di cisterne del tipo a campana con fossetta di decantazione, in parte scavate nella roccia, rivestite internamente di malta idraulica.

Solitamente sono state rinvenute colme di materiali di risulta (elementi architettonici, ceramica, lacerti di decorazioni parietali etc.) che ne datano la defunzionalizzazione. I contesti editi si collocano cronologicamente entro il II sec.a.C. e tra il II e il III sec.d.C.; tali sigillature potrebbero giustificarsi nel primo caso con le distruzioni perpetrate in occasione della rivolta servile, nel secondo con il pieno utilizzo degli acquedotti che garantivano un rifornimento regolare.

I tre acquedotti servivano grandi serbatoi a pianta rettangolare allungata, divisa in navate da pilastri, anche questi parzialmente scavati nella roccia e/o costruiti in opera cementizia con rivestimento in mattoni o in intonaco idraulico.

Il più grande, noto come Piscina Mirabilis, è stato rimesso in funzione nel 1800. Famosa anche la c.d. Naumachia, imponente struttura muraria con prospetto scandito da absidi semicircolari e da nicchie rettangolari, fronte di un enorme serbatoio di m. 120 x 8, diviso in due navate da una fila di pilastri, risultato della trasformazione di un edificio più antico (stoà monumentale con avancorpi), del quale ha conservato ingombro e pianta.