Palazzo Corvaja - Corvaja Palace
Piazza Vittorio Emanuele II, Taormina
Palazzo Corvaja
Il Palazzo Corvaja sorge nell’area dell’antica agorà greca, poi foro romano e si affaccia da una parte su Piazza Badia ed il Corso Umberto e dall’altra su Piazza Santa Caterina. Rappresenta nel suo insieme tre diversi momenti storici della città di Taormina. Il restauro di Armando Dillon del 1948 ha restituito l’esatta chiave di lettura dell’intero edificio individuandone, attraverso l’interpretazione degli elementi architettonici, l’evoluzione storica e le stratificazioni. Il nucleo centrale del Palazzo è, infatti, caratterizzato da una torre cubica merlata, che per forma ed orientamento ricordava la sacra “Al Ka Bah” della Mecca, realizzata a scopo difensivo dagli Arabi tra il 902 e il 1079, inizio della dominazione normanna in Sicilia. La torre, che si nota di fronte al portale principale d'ingresso e alla quale si accede mediante la scala, risalente al 1300, che si trova nel cortile, comprende due ambienti quadrati non comunicanti e sovrapposti, uno al piano terra e uno al primo piano. Questa torre, era costituita da due ambienti posti su due piani e protetti da una copertura a terrazzo, che utilizzò allineamenti murari preesistenti. Nel 1209 Don Juan Termes, accompagnò in Sicilia la regina Costanza d’Aragona, prima moglie di Federico II di Svevia e ricevette dallo stesso re il possesso della torre araba, a cui fu aggiunto intorno al XIV sec., un corpo di fabbrica che venne affiancato al lato sinistro della torre. Alla fine del 1300, alla sinistra della torre viene aggiunta una costruzione detta “Ala del Maestro Giustiziere” dove nel sec. XIV si giudicavano i vari reati e si eseguivano le sentenze. In questa ala trecentesca operarono gli eredi del Termes grazie all’incarico di Maestro Giustiziere affidato dal re a Don Juan. Sopra la porta di ingresso è visibile lo stemma con le tre stelle che attesta la proprietà della famiglia spagnola Termes, proprietaria del Palazzo nel quale esercitava il ruolo di giudice. La balaustra esterna della scala d’accesso al piano alto del monumento, spostata dall’architetto A. Dillon (1945-48) nella sede attuale, è decorata da tre pannelli scolpiti in pietra di Siracusa: il primo rappresenta la creazione di Eva mentre Adamo dorme, il secondo il peccato originale con Adamo, Eva e l'albero con il frutto proibito, il terzo la cacciata di Eva dal Paradiso e la condanna dell'uomo al lavoro. Nel cortile, al di sotto di un’elegante bifora si legge in un latino trecentesco contaminato dal dialetto locale: “ESTO MICHI ...LOCU REFUGI”. Nel XV sec., a destra dei due edifici preesistenti, viene edificato un nuovo ambiente in cui, il 25 Settembre del 1411, si riunisce il Parlamento siciliano, presieduto dalla regina spagnola Bianca di Navarra, che alla morte del marito Martino II, governava la Sicilia. Il salone è illuminato da quattro finestre bifore e da una trifora. All’esterno la costruzione presenta andamento irregolare, poiché è stata adattata, molto probabilmente per motivi di estrema celerità, a preesistenti murarie relative all’area del Foro romano. Nei primi del Quattrocento fu edificato a destra della torre araba il grande salone che all’esterno affaccia sulla Piazza Vittorio Emanuele. La nuova costruzione fu realizzata nel 1411 su iniziativa di Antonio Termes Governatore della Camera reginale sotto la regina Bianca di Navarra, vedova del re Martino il Giovane che convocò il Parlamento siciliano per consentire la successione al giovane figlio. Il salone quattrocentesco, accorpato ai due edifici esistenti, presenta una fascia marcapiano che corre sui tre lati esterni in cui si legge a partire dal lato sud una iscrizione in lettere gotiche contenente varie sentenze allusive alle quattro virtù cardinali: Deum diligere prudencia est eum adorare iusticia, segue un doppio stemma angolare con le tre stelle (stemma dei Termes) e riprende nella facciata con: nullis in adversis ab eo abstrahi fortitudo est. Nullis in illecebris emoliri temperantia est et in his sunt actus v(ir)tutu(m), vale a dire «Prudenza è amar Dio», «Giustizia imitar Gesú», «Fortezza è non essere strappati a lui nelle avversità», «Temperanza è non essere infiacchito dalle tentazioni», «E in queste consistono gli atti di virtú»). Visibile anche un pentametro di Marziale sull’angolo che dà verso porta Messina («Par domus est cœlo sed minor est Domino», cioè «L’edificio è pari al cielo, ma inferiore al Signore»). Intorno al 1500 viene costruito un corridoio di collegamento fra la sala quattrocentesca e la sala trecentesca (vedi stemma dei Rosso di Cerami, che di certo vi abitarono per un periodo alla fine del secolo XV) dove ancora oggi si possono ammirare degli affreschi settecenteschi con la storia del profeta Daniele. L'edificio, dal 1538 al 1945, è stato proprietà della famiglia, di origine spagnola, Corvaja, di cui ancora oggi mantiene il nome. Nel 1938 i Corvaja realizzano un altro restauro. Nel 1945 il Comune di Taormina espropria il Palazzo per motivi di pubblico interesse. Dopo molte trasformazioni, nel 1946 il Palazzo è restaurato dall’architetto Dillon, che lo recupera secondo i canoni dello stile gotico fiorito siciliano. Nel 1950, accanto al corpo trecentesco, viene realizzata la sala ottagonale dall’architetto Giuseppe Sivieri.